Incontro con Stefano. Il vento del destino

[Racconto inviato da Stefanoexbull]

Nota dell’autore:
Come ho detto altre volte, i miei sono racconti reali delle esperienze avute quando avevo vent’anni, fino a quasi i trenta, quando mi sono sposato. In quegli anni ho avuto molti incontri sia con coppie che con ragazze o donne sole, in cerca di avventure.
Adesso, però, mi accingo a usare, in un certo senso, la fantasia, provando a scrivere al femminile un’avventura già raccontata, identificandomi questa volta nella donna con la quale è stata vissuta, alla luce però della nostra conoscenza.
Scriverò quindi in futuro impersonando Patrizia o altre. Questa volta racconterò dell’incontro con Annalisa come se fossi lei.

Mi chiamo Annalisa, sono una donna di 33 anni, laureata in legge, e lavoro nello studio di famiglia del mio compagno Luciano, di quindici anni più grande di me.
Appena laureata, ho avuto qualche esperienza di lavoro, poi sono entrata come consulente legale nello studio di Luciano e ci siamo messi insieme.
Era già da diverso tempo che stavo valutando la mia vita: avevo più o meno tutto quello che volevo: denaro, soddisfazioni lavorative, vacanze e un’invidiabile posizione sociale. Cosa mi mancava, quindi?

Quel venerdì mi ricordo che era uno di quei periodi di strana insoddisfazione. Allora non avevo ancora messo a fuoco, da persona adulta e consapevole, come vivevo la mia vita e la relazione con Luciano.
Doveva ancora succedere qualcosa, un evento scatenante, un fattore imprevisto, qualcuno che mi aprisse gli occhi e mi spingesse a una trasformazione che, nei due anni successivi, mi portò a una piena consapevolezza femminile del mio io.
Era già tutto dentro di me, doveva solo arrivare la scintilla che appiccasse il fuoco.

Mi stavo vestendo con molta cura: avevo scelto un tailleur verde oliva. Volevo sentirmi comoda e bella, anche se quella sera Luciano, dopo la serata sull’incontro sulla vita di Malcolm X, sarebbe uscito con amici.
Questo mi aveva dato molto fastidio, volevo passare una serata con lui, sentirmi desiderata e apprezzata, ma, orgogliosamente, non avevo fatto pesare questo desiderio.
Poche ore dopo ero in piedi davanti alla sala d’ingresso, parlavo con un collega di mezza età, che come al solito faceva il cascamorto, ben sapendo chi ero e con chi stavo, quando da lontano vidi entrare un giovane uomo.
Avrà avuto una trentina d’anni, con un completo azzurro e camicia bianca. Mi colpì subito per la sua perfetta rasatura: seppi poi che era appassionato di rasatura tradizionale e giornaliera.
In una sala di cinquantenni, un giovane uomo si faceva sicuramente notare.
Si avvicinò, come in dubbio su cosa fare, e mi venne istintivo presentarmi.
“Buonasera, sono Annalisa. Lei è…?”
“Mi chiamo Stefano. Avevo forse parlato con lei al telefono, vorrei partecipare alla serata.”
“Certo,” dissi io, “si accomodi, cerchi un posto.”
A quel punto mi ricordai della telefonata di un paio di giorni prima: era una persona con una precisa e gradevolissima pronuncia romagnola, però con un modo di parlare formale e preciso.
Si fermò in fondo alla sala, in piedi, e tutto sommato sembrava a suo agio.
Luciano si era seduto sulla sinistra e mi fece cenno di avvicinarmi. Questo mi diede fastidio e declinai l’invito con un sorriso.
Una persona si alzò dietro di me, e io, come per istinto, mi voltai e vidi gli occhi di Stefano che mi stava guardando con un sorriso. Gli feci segno, come per indicare il posto vuoto, e lui si avvicinò per ringraziarmi.
La serata trascorse in modo molto piacevole, ascoltando testimonianze e ricordi del famosissimo leader per i diritti delle persone afroamericane.
Ebbi modo di parlare con Stefano, scambiando pensieri e osservazioni: oltre ad essere un bel ragazzo, sapeva anche usare il cervello, mi dissi.
Parlando con lui mi sentivo rilassata e quasi euforica, e gli confessai che mi sembrava di conoscerlo da molto tempo, al contrario di pochi minuti.
Ad un certo punto mi accorsi che, quando poteva, mi fissava le gambe e i fianchi, però lo faceva in modo garbato e questo non mi infastidiva, anzi, al contrario, mi lusingava.
Al termine della serata andai da Luciano per salutarlo, poi presi la borsa di lavoro e mi incamminai all’uscita. Giuro che in quel momento non pensavo minimamente a quello che sarebbe successo da lì a breve: ero solo contenta ed allegra, mi aveva fatto piacere conoscere un ragazzo così simpatico e socievole.
Uscendo, mi accodai a Stefano, camminando con altre persone. Lui si accorse della mia presenza e, girandosi, mi salutò con un simpaticissimo “Buonasera, signorina”, che mi fece scoppiare in una risata fragorosa.
Nella zona antistante al parcheggio salutai da lontano Luciano, che con i suoi amici si stava allontanando.
Stefano si affiancò a me con una mano in tasca. Trovai molto sexy quel gesto: quello è stato il primo momento in cui mi salì al ventre un certo desiderio. Quella sensazione mi stordì leggermente: era un mese che io e Luciano non avevamo rapporti, e forse quel periodo si faceva sentire, o forse era arrivata una soffiata di vento, quel vento che ti sconvolge la vita.

Giunti alla macchina, stavo per trovare il modo di salutare quel giovane uomo, che in un certo senso mi aveva fatto da cavaliere nella serata, quando il silenzio calò nella zona del parcheggio.
Lo guardai, quasi come una scema, senza pensieri o parole, ma non rimasi sorpresa quando lui si avvicinò e mi baciò in modo appassionato, lasciando un certo spazio tra di noi. Questo fece in modo che le mie sensazioni potessero concentrarsi sulle sue labbra.
Quando si staccò da me, non trovai altro da dire che: “Non qui.”
Lo seguii in silenzio alla sua macchina e gli indicai la strada che ci portò subito fuori Mestre, in una zona alberata e poco illuminata.
Lui spense la macchina, mi guardò e cominciò subito a baciarmi. Le sue mani mi accarezzavano, e mi ricordo che pensai chiaramente a quanto tempo fosse passato da quando delle mani non mi toccassero senza provocarmi disagio.
Mi alzò la gonna, ma anche così esposta non mi toccò intimamente, preferendo indugiare su tutta la lunghezza delle gambe. Devo dire che era molto piacevole farsi toccare da un uomo così sicuro delle sue azioni e che non pretendeva o imponeva una risposta da parte mia. Continuava a baciarmi, e le sue carezze si facevano sempre più intime, ed io lo lasciavo fare, ma cercavo anche di toccarlo a mia volta.
Ad un certo punto mi sollevò leggermente, tenendomi per la schiena, riuscendo così a sfilarmi la gonna, ma ora toccava a lui: mentre si era staccato da me, si sfilò i calzoni.
Quel gesto e il tempo che ci volle per eseguirlo mi diedero modo di pensare a Luciano e a quello che stava succedendo.
Non mi capitava una situazione del genere da quando stavo con lui, la testa mi girava, ma fu solo un pensiero fugace. Stefano era delicatissimo, e quello che mi faceva mi stava piacendo. Portava dei boxer elasticizzati, lo abbracciai e mi venne istintivo accarezzargli il ventre. A quel punto venni a contatto con il suo membro, che fuoriusciva dalle mutande.
Iniziai ad accarezzarlo e a masturbarlo, ma non ne aveva bisogno, perché la sua erezione era durissima.
Toccandolo, mi resi conto di quanto fosse dotato, e mi piegai ansimando per poterlo vedere bene, ma il luogo era molto buio.
Con un gesto mi staccò dal sedile, allontanandomi da lui per prendere un preservativo nel cassetto portaoggetti.
Ed io, che non mi ero neppure posta il problema — che scema.
Lo infilò con molta maestria, portandosi su di me. Adesso non potevamo più tirarci indietro, e io non lo volevo. Mi baciò ancora ed iniziò a penetrarmi.
Era dolcissimo e si muoveva lentamente, però con affondi forti e decisi. Era fantastico, mi sentivo bellissima e forse lo ero.
Potrei dire molto di quella serata, però come donna posso commentare che sono stata benissimo, e che Stefano mi colpì molto per quanto era delicato. Averlo dentro mi diede una sensazione bellissima, che non provavo da molti anni, e venimmo quasi insieme. Il mio orgasmo fu profondo e liberante.
Tornando alla macchina, mi resi conto che non sapevo se a lui fosse piaciuto: in tutto quello che era successo, praticamente non lo avevo neppure toccato. Poi lui mi disse che al ritorno parlavo come una matta, di cose anche diverse dalla serata, ma io onestamente ho presente solo che lui mi ascoltava con interesse e pazienza.
Prima di andare via mi diede il suo numero di telefono, dicendomi che, se avessi voluto, potevo chiamarlo sempre.
Lui preferiva non disturbarmi.
Vedendolo allontanarsi, rimasi quasi imbambolata.
Realizzavo solo ora che avevo tradito il mio compagno, e che il vento del cambiamento mi stava scompigliando i capelli.

[Racconto inviato da Stefanoexbull]

[Leggi il racconto dal punto di vista di Stefano: “Annalisa, il vento del cambiamento”]

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