Mi chiamo Alessandro

[nota della Redazione di Scopatimiamoglie]:
Desideriamo ringraziare sentitamente Alessandro per averci condiviso un racconto potente, erotico, introspettivo. Ne esce fuori il ritratto di una persona con una sensibilità fuori dal comune.

Ciao, mi chiamo Alessandro ed ho 38 anni.
Ritengo che il mio racconto – di cui citerò solamente i dettagli più essenziali e rilevanti – debba iniziare dagli albori della mia gioventù.

Durante l’adolescenza ero un ragazzo molto chiuso, timido e introverso. Purtroppo avevo pochi amici, e questo mi portava a uscire poco, confrontarmi poco, avere poche relazioni amorose. Passavo moltissimo tempo da solo, spesso dentro casa, davanti al PC.
È stato proprio lì che ho iniziato a frequentare chat e, come succede a molti, siti pornografici, compresi quelli di coppie scambiste.

Lì è cominciato il mio percorso nel mondo della trasgressione. Ho iniziato a frequentare un locale, ho conosciuto molte coppie esibizioniste e scambiste, e non nego di aver avuto anche alcune esperienze bisex soft.
All’epoca il ruolo cuck-bull non era ancora così definito: si cercava semplicemente un divertimento extra.
Non mi sono mai ritenuto un bull, perché non penso di avere né la fisicità né il savoir faire tipici di quel ruolo.
Ero piuttosto il “terzo” che le coppie sceglievano per il mio modo di rapportarmi: rispettoso, coinvolgente, mai invadente.

Negli anni ebbi anche una ragazza che riuscii a coinvolgere in questi giochi. Una ragazza dalla quale, sinceramente, non mi sarei aspettato nulla del genere.
Con questa premessa voglio solo far intendere che la trasgressione – in ogni sua forma – fa parte di me.
Scorre nelle mie vene. E sento di non poterne fare a meno.

Un passo indietro

Faccio un passo indietro, prima dell’inizio di questo mio percorso.
A 16 anni conobbi una ragazza; ci vedevamo spesso visto che avevamo un hobby in comune.
Senza usare troppi aggettivi, la definirei semplicemente bellissima: una di quelle ragazze naturali, acqua e sapone, ma dotata di una bellezza magnetica.
Una che tutti avrebbero voluto. Una che, ancora oggi, tutti vorrebbero.

Fu per me un colpo di fulmine. Lei era fidanzata da diversi anni.
A causa del mio carattere stentavo a parlarle, ero imbarazzato, intimorito. Le dicevo solo il minimo sindacale, legato allo stesso hobby che praticavamo. Un giorno, suo padre ci suggerì di fare coppia in quell’attività, perché forse – economicamente – avremmo potuto ricavarne di più rispetto al lavoro in gruppo.
Iniziammo così a vederci a casa sua; io sempre con le dovute distanze e i miei lunghi silenzi.

Il messaggio che cambiò il corso degli eventi

Un bel giorno mi arrivò un lunghissimo SMS, che oggi non ricordo parola per parola, ma che diceva sostanzialmente:
“Tu sei diverso dalle altre persone che ho conosciuto.”

Da quel momento iniziò una sorta di storiella amorosa, fatta di infiniti messaggi e lunghe telefonate la sera.
Quando però ci vedevamo di persona, ero sempre chiuso. Non ci fu mai nulla di più.
Durò qualche mese e finì quando lei mi disse che sua madre aveva scoperto i nostri messaggi, che lei riportava sul diario.
Essendo fidanzata da tempo in casa, non era il caso di continuare.

Da lì a poco ci perdemmo completamente di vista.
E io, negli anni a venire, iniziai il mio percorso nella trasgressione.

Circa quindici anni fa, le nostre strade si incrociano di nuovo. Sempre per lo stesso hobby in comune.
Lei era sposata, io fidanzato con la ragazza che avevo coinvolto nel mondo della trasgressione.
Posso dire – e stragiurare – che per tutti gli anni in cui non ci siamo visti, l’ho sempre pensata.
Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato stare con lei.
Il mio rapporto con lei era identico a quello di un tempo: fatto di mezze parole, timori, imbarazzi, paure…
Ma ne ero innamorato.

Passa qualche anno e, una sera, in un discorso legato a un episodio che non riporterò perché poco rilevante, mi fa una battuta:
«A te cosa importa, sei geloso?»
E io, senza pensarci:
«Sì, certo.»

Qualche giorno dopo – all’epoca ero ancora all’università con la mia ragazza – ricevo una sua telefonata.
«Mi spieghi perché hai detto che sei geloso l’altra sera? Cosa vuol dire che sei geloso?»

Da quel momento iniziò la nostra storia d’amore, che dura tuttora da dieci anni.
Iniziamo a vederci clandestinamente. Poi, col tempo, ognuno di noi lascia il proprio partner. Purtroppo con tutte le brutte conseguenze del caso.

Come in tutte le coppie, i primi tempi – da clandestini – furono un susseguirsi di sesso sfrenato, senza tabù, senza limiti.
Sesso e amore.
Non avevamo paletti. Nessun freno, né fisico né verbale.
Era quel sesso puro e vero, selvaggio, una goduria liberatoria.

Così liberatoria che, una sera in macchina, presa dalla più totale eccitazione, mi disse:
«Fammi scopare da due tuoi amici!»
È una frase che lei oggi non ricorda…
Beh, io sì! Perché da lì si aprì un mondo.
E per uno come me, con un passato nella trasgressione, non era poco!

Il grande passo

Da quella sera – ormai lontana – iniziarono a susseguirsi piccole battutine, piccole fantasie.
Lei, da donna, non fu mai così esplicita.
Non fece mai il primo passo nel fantasticare.
Ero sempre io il primo.
Solo in un’occasione, all’epoca, parlando di un ragazzo che la corteggiava, disse:
«Beh, possiamo sempre chiedergli di farlo in tre
Rimase comunque una battuta.
Alla quale non seguì nulla.
Credo che nessuno dei due avesse il coraggio di trasformare la fantasia in realtà.
Di varcare, davvero, quella soglia trasgressiva.

Da lì, e per diversi anni, a fasi alterne, la nostra è rimasta una fantasia da letto.
A freddo, non se n’è mai parlato…Eppure, a letto eccitava entrambi.

Circa quattro anni fa, ci fu l’evento che ci fece fare il grande passo.
Partì per una trasferta all’estero, insieme a colleghi anche di altre città d’Italia.
Si sa, certe tipologie di viaggio – specialmente se lontano da tutto e da tutti – sono spesso l’occasione ideale per vivere qualcosa di trasgressivo. La mente è libera, ci si sente fuori dalla routine… e magari, in qualche caso, ci si concede anche qualche “dispetto” al partner. Una piccola rivincita, forse.


Nelle foto che mi inviava, iniziavo a notare sempre lo stesso ragazzo vicino a lei.
E fu proprio lei, con naturalezza, a farmi capire che in qualche modo lui la stava corteggiando.
Non ci diedi troppo peso.

L’ultima sera della trasferta accadde l’inevitabile.
Lui, un po’ brillo, nel darle la buonanotte davanti alla porta della sua camera, le saltò addosso, baciandola e toccandola.
Lei me lo raccontò immediatamente.
Mi disse che la cosa era durata pochi minuti.
Gli chiese di andarsene: non se la sentiva di continuare, né per come si sentiva fisicamente, né nei miei confronti.
Ma mi confessò anche che quella situazione le era piaciuta molto.

In quel momento ero stra-geloso ma stra-eccitato.
Tant’è che la invitavo a farlo rientrare.
Lui voleva rientrare, la tartassava di messaggi.
Io, quasi, la “pregavo” di lasciarlo entrare di nuovo.
Ma lei non volle saperne.

Presi la palla al balzo.
E, per quanto possibile – seppur con un certo imbarazzo – cercammo di parlarne.
Le feci capire che volevo fare sul serio, che avevo voglia di mettere in atto tutte le nostre fantasie.
Così pubblicai un annuncio di coppia su internet e, per l’occasione, le installai una app di messaggistica dedicata, da utilizzare solo per queste conversazioni.

Ci siamo…

Dopo qualche giorno, tramite l’app, la contattò un ragazzo della nostra stessa città.
Aveva il numero di lei, che si erano scambiati qualche anno prima per motivi di lavoro.
Lei non si ricordava affatto chi fosse.

Lui, vedendola sull’app, pensò che fosse single e iniziò a provarci.
Ma noi gli rispondemmo come coppia.
E, di lì a poco, gli facemmo capire chiaramente che cosa stavamo cercando.

Non era “del giro”, ma l’idea lo stuzzicò.
Anche per lui sarebbe stata la prima volta.
Ci prendemmo un paio di caffè conoscitivi e decidemmo di dare seguito a quella conoscenza.
Per tutti era la prima volta!
Ci eravamo accordati per vederci a casa nostra, una mattina, prima di andare al lavoro.
Mia moglie, per l’occasione – trattandosi della prima volta – mi chiese se potesse restare un po’ da sola con lui, per sciogliere il ghiaccio.
Non voleva vivere quell’attimo inevitabilmente imbarazzante in cui, presenti tutti e tre, ci saremmo guardati in faccia dicendo: “Che si fa?!”
Ovviamente accettai.
Ci accordammo così: io avrei accompagnato i piccoli a scuola, e in quel nel frangente, lui sarebbe arrivato, e sarebbe rimasto da solo con lei.

Arrivò quella mattina. Eravamo frenetici, forse impauriti. Adrenalina a go go!
Già appena svegli iniziammo a contattarlo per essere certi che sarebbe venuto. Io non capivo nulla, mia moglie sembrava più tranquilla di me.
Uscii per portare i piccoli a scuola, ma nel frattempo la tempestavo di messaggi per avere anche la più piccola informazione: di lei, di lui, se fosse arrivato…

Durante la strada del ritorno, arrivò il fatidico messaggio:
«ARRIVATO.»

Tutto d’un colpo ebbi un nodo in gola e una fitta allo stomaco. Mi parcheggiai sotto casa. Volevo dar loro il tempo necessario, aspettavo un messaggio di lei per poter salire…
Messaggio che tardava sempre più ad arrivare.
In quel momento la mia testa era un tormento di emozioni, sensazioni, fantasie:
“Chissà cosa sta succedendo… chissà come sta succedendo…”
Tremavo, letteralmente.

Presi coraggio, e salii di mia iniziativa.
Eravamo in un condominio, quindi sul pianerottolo feci molta attenzione che non ci fosse nessuno, essendo anche l’orario di punta per andare al lavoro.
Aprii la porta.
L’ambiente era in semioscurità, con la tapparella abbassata. Feci due passi oltre la soglia, chiusi la porta…
Lì, oltre il tavolo, su una sedia, lui seduto. Lei sopra di lui, completamente nudi, intenti in un bacio appassionato con la lingua. Quel rumore umido, quel suono delle labbra che schioccano…
Mia moglie mi guardò velocemente, con un mezzo sorrisino. Pieno di imbarazzo. E forse anche di paure, di tabù… portati da questa prima esperienza.
Sicuramente molte meno delle mie.

Feci altri due passi nella loro direzione. Lei, con le punte dei suoi stupendi piedini da fatina, nudi, a terra…
Si spingeva su e giù.
Le mani di lui le stringevano le natiche.
Il sesso di lei, le sue labbra, accoglievano e lasciavano scivolare dentro di sé quella dotazione, accompagnati da respiri forti, gemiti…

Capì che quello era il punto di non ritorno.
Lei, che fino a qualche istante prima era “la mia donna”…
Ora era la sua donna.
Lui godeva grazie a lei, e lei godeva con lui e per lui.

Ero bloccato. Tremante.
Ma l’unica cosa che riuscivo a pensare era:
“Ti prego, divertiti. Godi.”

Volevo che si divertisse.
Volevo sentirmi schiacciato da lei, sottomesso al suo piacere, alla sua libertà e voglia di godere.

Non sapevo cosa fare. Provai ad avvicinarmi a loro. Lei lo stava cavalcando.
Sì, proprio davanti a me.
Stava accadendo!
E non era niente a che vedere con le scene fantasticate fino a quel momento.

Provai ad accarezzarla lungo la schiena. Mi sentivo inutile. Superfluo. Non mi calcolavano.
E quei pochi sguardi che si incrociavano…
Avevano il sapore di:
“Cosa vuoi? Noi stiamo scopando. Lasciaci fare.”

Lo baciava con una passione che con me non aveva da anni. Baci bagnati.
Lei faceva colare la sua saliva nella bocca di lui.
La vedevo socchiudere gli occhi, alzare lo sguardo verso l’alto, mentre lui – con entrambe le mani – le stringeva il seno, succhiandole i capezzoli.

Poi si girò verso di me un attimo e disse: «Tua moglie è fantastica!»
Ero in piedi accanto a loro due, che continuavano a scopare su quella sedia. Lei continuava a cavalcarlo con sempre più foga. Io, per loro, non esistevo.
Per mia moglie, in quel momento, non ero nessuno.
Esisteva solo il godimento di quell’attimo di passione e follia. Mi sentivo umiliato, involontariamente sottomesso, inutile. Lei ora era la sua donna.

I miei occhi non facevano altro che cercare la penetrazione.
Sì.
Quella visione:
quel membro possente che entrava dentro di lei. E lei stava godendo per quello, per lui.

Lo desiderava sempre di più.
La sua dimensione maggiore le dava sicuramente un piacere diverso. La sua figa non era più mia.
Questa era la nuda e cruda verità.

Eppure, io volevo che ne prendesse ancora di più.
Non era solo eccitazione… no. Era un atto d’amore, di altruismo. Sapevo che aveva bisogno anche di questo.
Sapevo che non avrebbe mai detto di no. Quella era la sua fantasia da sempre.

“Non seguirci, amore”

Ad un certo punto lo prese per mano. Andarono verso la camera da letto. Mi disse:
«Non seguirci.»
Lo avevo capito già da un po’: io non c’ero nelle fantasie di mia moglie.
Lei da me voleva solo la libertà di potersi divertire, con la certezza che io avrei accettato sempre e comunque.
Pudore? Paura? Inibizione? Non lo so.
Ma avevo capito che il suo apice della trasgressione era farlo da sola.

Mi sedetti sul divano.
Loro entrarono in camera.
Posso solo immaginare cosa sia potuto accadere lì dentro.
Dai suoni, posso dire che ci fu del sesso orale, fatto da lei a lui. Intenso.
Lui gemeva senza ritegno. Di tanto in tanto si scambiavano qualche parola, ma non riuscivo a capire cosa si dicessero.
Lui era lì.
Godeva grazie alla bocca di mia moglie.
Ed io… Il sesso orale me lo potevo solo sognare.

Poi, ad un certo punto, il silenzio. Qualche secondo dopo, un gemito forte di mia moglie…
E lui iniziò a scoparla con foga.
Cominciò una goduria interminabile per loro. Io lì, sul divano. Inerme. Inutile.
Mia moglie gemeva come mai prima d’ora. Lui insistente, ritmico, non si fermava un attimo.

Volevo andare a vedere. Volevo vedere lo sguardo soddisfatto di mia moglie. Sapevo che stava godendo.
E di questo… ero felice.
Non riuscii a resistere.
Mi alzai e andai in camera. Lei era sotto. Lui sopra. Avvinghiati. Spingeva dentro di lei con foga, forza, passione.
Lei lo voleva. Voleva il suo. Stava godendo per quello.

Sono sicuro che con me non abbia mai provato quella sensazione. E io volevo che la provasse ancora, e ancora.
Per loro, io continuavo a non esistere. Non sapevo cosa fare. Dove mettermi.
Presi un piede di mia moglie, iniziai a leccarglielo, a succhiarle le dita. Presa dalla foga, me lo spinse in bocca.
Come a dire: “Stai zitto e lecca.”

Mi avvicinai ancora, mi fermai accanto a lei.
Trovai un momento per guardarla negli occhi e chiederle: «Ti piace?»
E lei, con tutta la convinzione del mondo, mi rispose: «Sì che mi piace.» Con quel tono da sfida. Da dispetto.

L’adrenalina e l’eccitazione erano ormai alle stelle.
Nessuno riusciva più a resistere.
Lui si mise in piedi, accanto al letto. Lei si sedette sul bordo e io accanto a lei.
Era arrivato il momento. Lui doveva godere.
Con entrambe le mani le prese la testa, delicatamente… Fece scivolare lentamente il suo cazzo tra le sue labbra…
E continuava a spingerlo, piano, sempre più a fondo.

Devo ammetterlo: era consistente. Lei era lì, con la bocca piena di un altro uomo.
Ad un certo punto, lui iniziò a irrigidirsi. Respirava più forte. Vidi il suo cazzo pulsare, la bocca di mia moglie che si riempiva… Deglutì.
E mentre continuava a tenerlo dentro, altro sperma le colava dai bordi delle labbra.
Provai quasi un po’ di rabbia. Quella era una pratica che aveva fatto a me solo agli inizi.
Poi più nulla. Ma, dentro di me, sentivo che era giusto così.

Era giusto che lei si sentisse libera. Che potesse provare nuove sensazioni, dare il massimo per lei, per lui.
Lui lo sfilò dalla sua bocca, si alzò e andò a sistemarsi in bagno. Io fui colto da una scarica interiore, un lampo, un brivido… Una sensazione strana, di sottomissione.

Mi inginocchiai davanti a lei.
Involontariamente.
Incontrollabilmente.
Lei mi guardò, imbarazzata. Mi sorrise, come a dire:
“Lo faccio o non lo faccio?”

Non sapeva cosa fare. Non era una pratica presente nella sua indole.
Io aprii la bocca. Lei fece colare la sua saliva, mischiata allo sperma di lui.
E subito dopo…mi baciò.

[ndr] ancora grazie Alessandro!

scritto da

La Community di SMM
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