Lo chef che non ti aspetti

[Racconto inviato da Leibiondaluicornuto]

Ci sono sere d’estate in cui qualche bicchiere di alcool in più può tramutare fantasie e sogni in realtà agrodolci, che lasceranno a vita un ricordo indelebile.
Siamo a Roma. Paola e Francesco sono una bella coppia: lei, bionda, 38 anni, ha un fisico che fa venire voglia di qualsiasi cosa sia impuro. Un fisico da ex modella: una seconda di seno ben calibrato, gambe lunghe, una schiena su cui mangiare e un sedere tondo, anche se non più marmoreo come un tempo.
È vestita di rosso, come il rossetto che risalta sotto quei capelli biondi e quel sorriso bianco.
Si è agghindata per una serata fuori, un evento in cui viene presentato un nuovo champagne.
Ne assaggerà più di un bicchiere.

Francesco la osserva e la segue. Già pensa di volerla scopare in macchina. Ma a un certo punto Paola ha fame e, barcollando un po’, si dirigono a un chiosco di sushi italiano.
Il cuoco cucina all’aperto: un bel ragazzo di 30 anni, dieci meno di Francesco. Paola ha sempre avuto un debole per gli chef, non chiedetemi perché. Ma quella sera, sarà lo champagne, azzarda qualche sguardo in più.
Si tocca i capelli, si morde le labbra. Ha voglia, e non lo nasconde.
Voglia di cosa?
Di quella fantasia di cui la coppia ha parlato spesso. Ha voglia di scopare con un altro, un bull, e ha voglia che Francesco la guardi nel mentre. Negli ultimi tempi, a letto, il bull era sostituito da uno o più dildo, alcuni enormi. Paola amava trastullarsi mentre Fra si segava a debita distanza.
Ora ce n’è uno vero lì davanti, un dildo in carne ed ossa..

Paola arrossisce: “Madonna, che bello lo chef!”. Francesco prova un misto di amaro in gola e cazzo duro.
Gli si secca la bocca e risponde a mezza voce: “Cioè…”. Lei ride. “Cioè, fammelo scopare, dai!“.
Ride, ma fa sul serio. Lui resta in silenzio. Lei rincara: “Lo hai sempre voluto, dai, ce lo scopiamo in due”.
Francesco ha i pantaloni che scoppiano e l’adrenalina a mille. “E come fai?”, chiede.
Lei, spavalda, risponde: “Ma non vedi come mi guarda? Ci penso io, tu vai a prenderti da bere“.

Quando Francesco torna, trova Paola che parla all’orecchio dello chef, toccandogli il braccio con la mano. Poi va da Francesco: “Stacca tra un’ora. Ci vediamo al parcheggio”. E così sarà.
Una volta lì, Paola inizia a strusciarsi e a baciarlo. Francesco osserva e si tasta il cazzo, sta quasi per sborrare. Lo chef prende parola: “Andiamo a casa mia, vi va?”. In silenzio, Paola sale in auto con lo chef.
Francesco si mette dietro e osserva sua moglie che lo sega. Ci sono poche parole, tanti sospiri.

A casa dello chef non c’è tempo per bere un bicchiere. Paola e lo chef iniziano a limonare pesantemente.
Francesco si avvicina e, da dietro, le lecca il collo sinuoso. Lei sospira e tocca anche il cazzo di suo marito.
Cazzo, sono fradicia, che bello amore“.
A quelle parole, Francesco si sborra nei pantaloni come un ragazzino. Ma non lo fa notare e corre in bagno. Lo chef capisce che deve affondare il colpo. Porta Paola a letto, la spoglia e inizia a leccarle la fica. Francesco, dal bagno, sente sua moglie godere come se lui non ci fosse. Vorrebbe andarsene, lasciarla lì e piangere.
Ma resta e li osserva. Il cazzo torna duro in un baleno.

“Vieni amore, mettimelo in bocca“. Francesco non ci pensa due volte. Non gli sembra reale, sembra uno strano sogno. Paola viene, ma ancora non è soddisfatta.
Ora dà le spalle allo chef e si piega. Lo vuole dentro. Lui la penetra. La sensazione di dolore e passione, di godimento e frustrazione, esplode in Francesco mentre sua moglie continua a prenderlo in bocca e geme sotto i colpi dello chef, sudato e fisicato, più di Francesco, che sborra di nuovo. E scappa.

Paola resta lì e si fa scopare per diversi minuti. Quanti? Sembra un’eternità. Implora di farsi venire sulla schiena. Poi crolla sdraiata. “Cazzo, sono ubriaca”, dirà, come un alibi.
La serata prosegue senza parlare della scopata, ma di tutt’altro.
In macchina lo stesso. A casa, Paola e Francesco scoperanno altre due volte. Sarà la prima e, per ora, l’ultima esperienza a tre. Ma chi se la scorda.

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