Voglio raccontare quello che mi è successo quando avevo ancora 33 anni.
Mi chiamo Angelo, sono una persona introversa ma aperta alle novità. Vivevo una vita tranquilla e serena con mia moglie, Gemma: 30 anni, mora, snella, estroversa ma molto tradizionalista, decisamente poco incline ai cambiamenti.
Gemma è sempre stata una donna affascinante, ma ciò che davvero la contraddistingue è il lato B: rotondo, alto e sodo. Ha anche due tette piccole ma ben fatte, e un paio di occhi scuri intensi. Non avevamo ancora figli. Eravamo sposati da due anni, ma già da quattro convivevamo: insomma, la nostra intesa era collaudata — anche a letto, almeno dal mio punto di vista.
Facevamo l’amore spesso, quasi sempre in posizione tradizionale. Gemma, però, ha sempre avuto una certa ritrosia verso i pompini. Me li praticava, ma senza entusiasmo, e mai fino in fondo. Succedeva durante i preliminari, magari in posizione di 69, ma una volta le venni direttamente sul viso — senza dirle niente — e da allora non si avvicinò più al mio cazzo. Un peccato per entrambi, ho sempre avuto un bella mazza.
Sono stato io a sverginarla, e penso di essere stato l’unico uomo della sua vita. I nostri rapporti proseguivano in modo tranquillo, senza troppe pretese o esperimenti. Eppure, col tempo, ho iniziato ad avere l’impressione che a lei mancasse qualcosa. Quando venivamo insieme era l’apoteosi. Ma se io, preso dall’eccitazione, saltavo i preliminari e venivo prima, lei percepiva il mio calo e non voleva più continuare, rimanendo così insoddisfatta. Non me l’ha mai fatto pesare, ma lo notavo.
Il suo bellissimo sederino, a quel punto, era ancora vergine. Durante i preliminari cercavo spesso di stimolarle l’ano, infilando delicatamente un dito. A volte ci riuscivo, altre mi diceva che le dava fastidio. Tuttavia, quando la sua eccitazione saliva al massimo, diventava più ricettiva anche a questo.
Una volta, dopo aver lavorato per bene la sua passerina col mio cazzo, lo estrassi e lo puntai verso l’ano. E, con mia sorpresa, lei non disse nulla. Cominciai a pressare, dopo averla ben lubrificata e preparata con le dita, ma come spesso accade, la realtà è diversa dai racconti. Non fu affatto semplice. Forzai un po’… sentivo che stavo per farcela, la cappella era lì lì per entrare. Ma l’emozione del momento prese il sopravvento: resomi conto che stavo per prendere quello splendido culo, sentii le contrazioni del piacere e venni, spruzzando tutta la mia sborra sulle sue natiche.
In quel periodo decidemmo di prenderci una vacanza di relax in Marocco. Cercavamo un luogo tranquillo, lontano dai circuiti turistici troppo affollati. Scegliemmo una località sulla costa atlantica, a sud di Casablanca, un piccolo villaggio di pescatori. Lì affittammo una casa con un giardinetto che dava direttamente sulla spiaggia, dove le barche dei pescatori dormivano al sole.
Era esattamente ciò che cercavamo. Giorni lenti, pieni di intimità, con tanto tempo per noi… e naturalmente, anche molto sesso.
Uno sguardo tra le siepi
Eravamo praticamente soli. In spiaggia non c’era mai nessuno, se non qualche pescatore intento a sistemare barche o reti. Chiesi più volte a Gemma di togliere il pezzo sopra del costume, per evitare i segni dell’abbronzatura, ma lei, moralista com’era, rispondeva sempre di no.
Un pomeriggio, cominciammo a baciarci nel giardinetto di casa. Ci lasciammo andare. Restammo nudi.
Io ero intento a leccarle la passera — cosa che a lei piace da impazzire — quando la sentii irrigidirsi.
Le chiesi cosa fosse successo.
Gemma, senza fermarmi, mi sussurrò:
“C’è qualcuno che ci osserva… tra le siepi.”
Guardando meglio, notammo un ragazzo: era Karim, il figlio di un pescatore del posto, avrà avuto una ventina d’anni. L’avevamo conosciuto brevemente alla locanda dietro casa, la sera prima.
Ci stava osservando amoreggiare.
Dissi a Gemma che lo avevo già notato mentre la fissava con desiderio. Le chiesi se la cosa le dava fastidio.
Lei mi rispose con voce calma, quasi divertita:
“Lascialo guardare… tanto qui non c’è molto altro per quei ragazzi.”
Così continuai a succhiarle il clitoride. Gemma cominciò a inarcare la schiena e inclinare la testa all’indietro, completamente persa nel piacere.
Intanto Karim, abbassatisi i pantaloni, tirò fuori un cazzone di tutto rispetto.
Era scuro di carnagione, magro, con i muscoli scolpiti come in un manuale di anatomia: ventre piatto, petto glabro, glutei scolpiti, e un cazzo che rispecchiava tutto il resto.
Il fusto liscio, la cappella appena più larga del tronco, e una durezza impressionante: sebbene in piedi, il cazzo gli toccava l’addome.
Guardava Gemma estasiato, mentre si masturbava.
E lei, la morigerata, non gli levava gli occhi di dosso.
Poi, con un’improvvisa inversione di ruolo, Gemma volle cambiare posizione.
“Adesso tocca a me baciarti” disse.
Rimasi di sasso.
Mi stesi al posto suo e lei, inginocchiata con le spalle verso Karim, si abbassò sul mio cazzo cominciando a baciarlo, offrendo al ragazzo una vista spettacolare: il suo bel culo, la fica aperta e umida.
Io cercavo di non pensare a quello che stava accadendo, per resistere. Ma la scena era troppo eccitante.
“Quel cazzo là dietro sta diventando sempre più grosso.” le dissi.
Lei sorrise, e iniziò a pompare lentamente.
“Stai pensando di baciarglielo anche tu?” le chiesi, provocandola.
Lei rispose, maliziosa:
“Non fare lo scemo…”
A quel punto la bloccai.
“Se continui, vengo subito… e io voglio ancora scoparti.”
Lei mi fece sdraiare, e mi montò dandomi la schiena, rivolta verso Karim.
Cominciò a muovere i fianchi con un ritmo fluido, come se danzasse per lui.
Lui la guardava ardentemente.
Sembravano parlarsi con gli occhi.
A quel punto le bloccai i fianchi e iniziai a spingere dentro con colpi pieni, profondi, decisi.
Lei si lasciò andare completamente.
Il piacere esplose: venni dentro di lei, senza controllo. E lei si stese su di me con tutto il corpo, senza riuscire a trattenere il proprio orgasmo.
Entrambi sfiniti, restammo così per qualche secondo, ancora fusi.
Lascia fare a Gemma
Dopo poco, Gemma si gira verso di me e mi sussurra divertita:
“Karim non è ancora venuto…”
Eravamo entrambi sfiniti, ma incuriositi da quella strana situazione. Così chiamai Karim, invitandolo ad avvicinarsi.
Lui si alzò i pantaloni e si avvicinò a noi. Quando ci fu vicino, notammo subito che il suo cazzo ancora svettava, evidente sotto il tessuto.
Io e Gemma ci scambiammo uno sguardo, poi ridemmo.
Poi, serio, gli dissi:
“Karim, ti piace, vero?”
Lui rispose con educazione, quasi emozionato:
“Signore, è fortunato ad avere una donna così… è fantastica.”
“È per lei che sei ancora in quello stato?” chiesi.
Ridemmo tutti e tre.
Lui annuì, un po’ imbarazzato:
“Non ho potuto farne a meno.”
Gemma, lusingata dai complimenti, gli chiese:
“E come mai non hai ancora goduto?”
Karim abbassò lo sguardo e ammise:
“È un mio problema… non riesco a venire facilmente. Mi stanno facendo male i testicoli…”
A quel punto, vedendolo ancora così teso, Gemma disse quasi d’istinto — guardando me:
“Se vuoi… potrei darti una mano io.”
Dentro di me si smosse qualcosa. Un turbine. Una miscela di emozione, eccitazione e desiderio puro.
E risposi, senza esitazioni:
“Certo… fallo venire tu.”
Mi alzai dalla sdraio. Gemma fece sdraiare Karim, ancora titubante.
Io mi posizionai alla sua sinistra, deciso a non perdermi un solo dettaglio di ciò che stava per accadere.
Gemma si inginocchiò accanto al bacino del ragazzo e, con voce morbida, gli disse:
“Adesso devi solo rilassarti. Chiudi gli occhi… e immaginami mentre ci guardavamo poco fa.”
Karim obbedì.
Gemma cominciò ad abbassargli i pantaloni, che rimasero impigliati sul suo membro turgido.
Li forzò, finché quel cazzo non saltò fuori, sbattendo sul suo addome con uno schiocco.
Sorridemmo tutti.
Lei lo afferrò con delicatezza, valutandone la consistenza con uno sguardo soddisfatto.
Senza dire nulla, cominciò a segarlo con lentezza, scorrendo su e giù, scappellandolo completamente.
La cappella era paonazza, tesa, lucida.
Io, nel frattempo, non potei fare a meno di toccarmi.
Erezione piena. Con grande sorpresa.
Gemma mi lanciò un’occhiata maliziosa, poi mi fece l’occhiolino.
Con la mano libera, accarezzò il ventre scolpito di Karim.
“Tranquillo…” gli sussurrò, “pensami… come ti stavo guardando prima. Tu mi desideravi, vero?”
“Sì… sì, sei bellissima,” rispose lui con voce roca.
“Anch’io ti desideravo in quel momento…”
Fu allora che accadde tutto.
Io sborrai abbondantemente, con un brivido che mi percorse la schiena.
Karim cominciò a tremare.
Gemma accelerò i movimenti, l’altra mano andò a prendere con decisione i suoi testicoli.
Li strinse, lo masturbò con più forza, e Karim grugnì. Sollevò il busto, poi… esplose.
Una decina di schizzi bianchi e densi.
Sul ventre. Sulle mani di Gemma. Sulle sue cosce. Persino sul seno e sul mento di Karim.
Finalmente il suo corpo si lasciò andare, mentre il cazzo, ora esausto, iniziava a sgonfiarsi.
Gemma rallentò i movimenti, aiutandolo a svuotarsi del tutto. Poi, lasciando andare lentamente i testicoli, si voltò verso di me e mi lanciò uno sguardo soddisfatto.
Sorrise.
Si avvicinò al viso di Karim e gli diede un bacio sulla guancia:
“Hai visto? Sei stato bravo.”
“Grazie… sei bellissima,” rispose lui.
E così, nudi, ridendo, ci alzammo tutti e tre.
Ci dirigemmo verso il mare, per lavarci… e giocare.